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Se si misura in termini di secoli l' intervallo che separa l' ebook, il libro digitale, dal codice trecentesco, il distacco assume una connotazione vertiginosa, contando più di settecento anni. La sensazione di estraneitàè la prima reazione rispetto ad una realtà che sembra non appartenerci più.
Ma se ci si avvicina con habitus filologico alla testimonianza del libro manoscritto, come prodotto di una dimensione storico-culturale nella quale il presente affonda le sue radici, la ricerca avrà la connotazione di una riscoperta, capace di illustrare anche il nostro contemporaneo.
Allora le unità narrative demarcate dalle maiuscole del codice hamiltoniano non ci sembreranno più tanto diverse dai blocchi del diagramma flow chart, l'"alberatura" che definisce i flussi logici dei siti Internet; l' allegoria figurata posta alla fine del libro di preghiere di Francesco da Barberino si allineerà, nella nostra mente, al parlare per immagini di Instagram, dove a ciascuno è data la possibilità di raccontare la propria vita in forma esemplare. Così nella scoperta propaganda dei codici "municipali" di lirica trecentesca avvertiremo il principio che anima l' informazione deviata, capace di sfociare in pericolose fake news. In questa ottica, la preoccupazione di Giovanni Boccaccio, che, alla fine del Decameron, si concentra sul problema etico e sociale della ricostruzione della società dopo il flagello della peste, non ci risulterà più estranea. La linea della continuità si rivela più forte di quella della frattura ma non può essere lo spirito del collezionismo archeologico ad animare il recupero: solo la contestualizzazione dei materiali letterari e librari, con scrupolo di storicità e piena coscienza della distanza spazio-temporale, è capace di fare del nostro punto di vista, così "altro", un nuovo punto di forza. La presente raccolta di saggi trecenteschi propone in questi termini una risposta all' attesa del lettore, seguendo il solco, mai arido, del reperimento e della certificazione dei dati, che nelle pagine di questo volume sembrano assurgere a costellazioni, capaci di ammaliarci nell' illusione che il mondo sia un sistema. Teresa Nocita insegna Filologia italiana all' Università degli Studi dell' Aquila. La sua attività di ricerca verte principalmente sulla lirica volgare del Trecento, sulla tradizione testuale del Decameron di Giovanni Boccaccio e sul genere della novella in prosa; a questi temi si affianca lo studio della filologia d' autore e della neoavanguardia, con la pubblicazione di alcune carte autografe inedite del Gruppo ' 63 e degli scritti letterari di Giordano Falzoni.
Teresa Nocita insegna Filologia italiana all' Università degli Studi dell' Aquila. La sua attività di ricerca verte principalmente sulla lirica volgare del Trecento, sulla tradizione testuale del Decameron di Giovanni Boccaccio e sul genere della novella in prosa; a questi temi si affianca lo studio della filologia d' autore e della neoavanguardia, con la pubblicazione di alcune carte autografe inedite del Gruppo ' 63 e degli scritti letterari di Giordano Falzoni.
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